Markets
Lunedì
Avvio di settimana influenzato dalla chiusura di Wall Street. L’azionario ha cercato di costruire guadagni anche se con scarsi risultati. Complici i tassi che poco dopo l’apertura hanno iniziato a salire e a mettere sotto pressione l’obbligazionario periferico. La piazza di Milano, ha sottoperformato rispetto a tutte le altre piazze. Una delle cause imputabili alla pessima performance è senza dubbio lo SPREAD salito nella giornata oltre i 158 bps, livello che non si vedeva dal marzo 2020. Bene in chiusura l’Eurostoxx 50 e Londra che nonostante il primo rialzo dei tassi continua a performare da inizio anno. Correzione in serata da parte di Wall Street che ha chiuso la giornata priva di dati con l’S&P 500 piatto.
Martedì
Seduta positiva per l’Asia che, dopo aver festeggiato il nuovo anno della tigre, sembra aver ritrovato la crescita perduta. Bene l’Europa in apertura che supportata dai tassi stabili, trova le basi per avanzare. I toni costruttivi dell’incontro tra i vertici Macron – Putin ha disteso il rublo, tornato sotto gli 85.0 nel cambio con l’€, e favorito una discesa del gas. Nel pomeriggio dopo un avvio titubante da parte di Wall Street, il mercato ha recuperato con il NASDAQ a +1.28% e l’S&P 500 a +0.84%.
Mercoledì
Avvio positivo per l’Europa, contestualmente ad un allentamento sul fronte tassi. Le piazze europee, supportate dalle trimestrali (ottime quelle del settore bancario), hanno guadagnato tutte oltre un punto percentuale (Milano +2.72%, Madrid +1.98%). L’Eurostoxx 50 ha chiuso la giornata sopra i 4.200 con una performance del +1.81%. La seduta di Wall Street è stata caratterizzata da una discreta calma sul fronte tassi, giustificata dall’attesa del dato sul CPI (in uscita giovedì), e da un parziale recupero dell’azionario. L’S&P 500 ha rotto la media a 100 giorni posizionandosi al di sotto della media a 50 giorni e al di sotto dei 4.600.
Giovedì
Apertura positiva per l’Europa supportata dagli industriali e dai finanziari. Nervosismo sul fronte tassi in attesa della pubblicazione del dato sul CPI statunitense. Alle ore 14:30 è stato reso pubblico il livello di inflazione attestatosi al 7,5% (atteso 7,2%), il livello più alto degli ultimi 40 anni. Alla notizia, il mercato ha reagito con uno spike sia sul $ che sulla curva dei tassi. I mercati dopo aver assimilato la notizia, si sono ricomposti mantenendo però la risalita dei tassi. Sul fronte azionario l’Europa ha chiuso pressoché piatta (Eurostoxx 50 -0.17%). Wall Street affossata dal rialzo dei tassi, ha chiuso in territorio negativo con il NASDAQ in rosso del 2.10%, l’S&P500 ha chiuso sui 4.500.
Venerdì
Apertura negativa per l’Europa nonostante vi sia un allentamento sul fronte tassi. Il movimento dei tassi sta favorendo i paesi core. Al contrario, in Italia lo SPREAD ha raggiunto quota 167 bps, il massimo dal 2020. Sul fronte azionario, l’apertura positiva di Wall Street, non ha tenuto e nelle ore successive ha gradualmente perso terreno, con il NASDAQ a capitanare la discesa (-2.78%).
Monetary Policy
EUROPA: SEGNALI DI RALLENTAMENTO
Sul fronte europeo, la settimana si è aperta con il dato relativo alla produzione industriale tedesca. Produzione che su base annua ha registrato un rallentamento di oltre quattro punti percentuali con una rilevazione al di sotto delle aspettative.
In Italia, le Retail Sales di dicembre, hanno registrato un’accelerazione rispetto al mese di novembre, superando anche le attese. Sul fronte della produzione industriale, si è registrato un rallentamento con la rivisitazione al rialzo del dato di novembre.
Infine, la settimana si è conclusa con il dato relativo al CPI tedesco, rilevato al 4.9%, in linea con le attese.
AMERICA: L’INFLAZIONE SI IMPENNA
Sul fronte statunitense la settimana, non particolarmente ricca di dati, è stata influenzata dalla pubblicazione del CPI statunitense. Infatti, il dato pubblicato nella giornata di giovedì è stato il maggior driver dei mercati. La rilevazione al 7,5% ha infatti battuto le stime (7,2%) raggiungendo livelli che non si vedevano dagli anni 80’.
Il mercato del lavoro continua a rimanere stabile con le richieste di sussidio ai minimi da inizio pandemia.
Bene le Wholesales inventories che risultano essere stabili continuando a muoversi all’interno del range 2,2% / 2,0%.
A chiudere la settimana è stato il dato relativo al sentiment sull’economia rilasciato dall’università del Michigan. Il dato è risultato in netto peggioramento rispetto al mese precedente. Le principali cause imputabili a questo peggioramento sono riconducibili alle problematiche di approvvigionamento.
CONSIDERAZIONI FINALI E POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE
La settimana passata è stata caratterizzata dalla pubblicazione del dato sul CPI statunitense. Ha raggiunto il 7,5%, ben oltre il 7,2% attesto e senza dubbio ben oltre l’obiettivo di medio termine fissato al 2%. L’indice dei prezzi al consumo così alto non si vedeva dagli anni 80’ ma c’è da dire che le misure della FED facevano presagire un peggioramento della situazione. Infatti, salvo i primi spikes di volatilità, il mercato si è ricomposto andando a chiudere la seduta di Wall Street con perdite nell’ordine del 2%.
Nella settimana ciò che è stato evidente è la matura situazione statunitense. L’economica rischia di essere alla fine di un ciclo economico e l’inflazione ha necessariamente bisogno di essere riportata sotto i livelli target. La politica monetaria non ha altra strada se non quella di intervenire prontamente nell’economia andando a ridurre il bilancio federale e andando ad aumentare i tassi di riferimento. In questi termini, starebbe sempre più prendendo piede l’idea di un quinto rialzo tassi previsto per il 2022. Secondo alcuni, invece, il primo rialzo potrebbe essere di 50 bps.
Sul fronte azionario, Wall Street non è riuscita a trovare lo stimolo per rimbalzare. D’altronde questa settimana il CPI ha concentrato tutta l’attenzione. Gli indici hanno chiuso la settimana in negativo con il NASDAQ a perdere ulteriori 3 punti percentuali, riprendendo i livelli di giugno 2021.
Sul fronte Europeo, la settimana si è conclusa in leggero rialzo rispetto alla settimana precedente. L’indice Eurostoxx 50 ha riportato una performance positiva pari al 1,60% con i finanziari e gli industriali a trainare la risalita. Tra le piazze europee, spicca la performance di Francoforte che agevolata dal livello di inflazione in linea con le attese, ha guadagnato circa due punti percentuali. Sul fronte obbligazionario la curva dei tassi si è mossa con modesti rialzi, circa 10 bps per i paesi core, mentre lo SPREAD sui paesi periferici è aumentato di circa il doppio.
In generale, le nostre linee di gestione hanno beneficiato della risalita dell’azionario continentale anche se continua la pressione sull’asset class obbligazionaria. Sul fronte statunitense, perdura la volatilità sul mercato azionario dettata soprattutto dal livello di inflazione, il quale già dal prossimo mese, a fronte del primo rialzo tassi, dovrebbe diminuire.
Grazie alle coperture effettuate, il fondo di SCM Stable Return, ha contenuto il movimento al rialzo delle curve dei tassi mentendosi ben al di sopra dei benchmark di riferimento.