Markets

Lunedì

Avvio di settimana influenzato dall’aumento delle tensioni tra Russia e Ucraina. Secondo fonti, la Russia avrebbe ammassato oltre 130.000 uomini al confine. Inoltre, le esercitazioni navali starebbero, secondo alcuni operatori, bloccando il traffico nel mare del nord. Il Presidente Biden ha condannato qualsiasi possibile invasione. Il Presidente Macron ha incontrato venerdì il Presidente Putin per continuare la via del dialogo. Ad ogni modo i mercati hanno aperto la seduta in rosso. L’Europa ha fin da subito accumulato pesante perdite. I dati Zew tedeschi non hanno aiutato il sentiment e l’Europa si è avviata a chiudere con tutte le piazze in ribasso di oltre due punti percentuali. Wall Street pressoché invariata (S&P 500 -0.38%).

Martedì

Giornata di rimbalzo in vista del vertice Scholz – Putin. Contemporaneamente il ministro della difesa russo ha annunciato un primo ritiro di soldati dai confini ucraini. Il mercato ha festeggiato l’allentamento delle tensioni rimbalzando sulla chiusura precedente.

Mercoledì

Giornata nuovamente contrastata in Europa. Dopo un avvio sopra la pari, il newsflow relativo all’Ucraina, ha causato una correzione dell’azionario continentale. In America le Retail Sales hanno battuto non di poco le stime agevolando il mercato e le minutes della FED hanno calmierato i mercati. Ciò che è emerso dall’FOMC è che non vi è alcun segnale di un primo rialzo da 50 bps e non vi sono argomenti a favore della tesi di un imminente riduzione di bilancio. Chiusura sulla parità per le principali piazze (Eurostoxx 50 -0.16%; S&P 500 +0.09%).

Giovedì

Con le crescenti tensioni sul fronte ucraino, l’apertura europea è stata caratterizzata da una risk aversion sull’azionario e da una maggiore richiesta di $ e oro. Il newsflow perdurato tutto il pomeriggio, ha peggiorato la situazione vedendo le parti sempre più distanti tra loro. Il mercato ha accusato il colpo con l’S&P 500 a -1,77% e il NASDAQ a -2,35%.

Venerdì

Durante la notte, le notizie circa un incontro tra Blinken e Lavrov hanno ridotto le tensioni favorendo l’apertura europea. Distensione durata ben poco, perché nel pomeriggio le misure messe in atto dal governo russo nella zona del Dombass, hanno riacceso la risk aversion. La chiusura vede l’Europa arretrare di oltre un punto percentuale mentre Wall Street ha contenuto le perdite nell’ordine di mezzo punto.

Monetary Policy

EUROPA: STABILE

Sul fronte europeo la settimana si è aperta con il dato ZEW relativo alle survey expectation tedesche. Il dato è risultato essere in aumento rispetto al mese di gennaio ma ha comunque mancato le attese fissate a 55.0.

Il GDP europeo su base annua per il 4 quarter del 2021 si è attestato al 4.6% in linea con le attese.

In Inghilterra l’indice dei prezzi al consumo si è attestato al 5.5% in aumento rispetto al 5.4% precedente, vi è da dire che la Bank of England aveva già provveduto a fare il primo rialzo tassi.

AMERICA: IN ACCELERAZIONE

Sul fronte statunitense il dato cruciale della settimana è stato quello relativo alle Retail Sales, uscito in netto rialzo rispetto alle attese. Ciò che sorprende maggiormente è la revisione al ribasso della rilevazione di dicembre creando un gap dio oltre 6 punti percentuali.

A conferma del buon stato dell’economia statunitense, si è aggiunto il dato sulla produzione industriale, registrata in netto rialzo rispetto al -0.1% di dicembre. La crisi delle materie prime non sembra aver intaccato la produzione che nel primo mese dell’anno ha registrato un aumento del +1.4%.

I dati sul mercato del lavoro hanno mostrato una diminuzione delle richieste di sussidio di mantenimento, sui minimi, e un incremento di 30.000 richieste iniziali. In generali i dati sul mercato del lavoro rimangono molto buoni.

CONSIDERAZIONI FINALI E POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE

La settimana passata è stata caratterizzata dal deterioramento della situazione Ucraina. Le crescenti pressioni circa una possibile invasione da parte della Russia sono contrapposte a dichiarazioni di sanzioni e non solo da parte degli Stati Uniti. Attualmente la via diplomatica risulta essere ancora la migliore opzione ma la reale possibilità di uno scontro armato ha causato una Risk Aversion sul mercato azionario.

I beni rifugio come il $ e l’oro, hanno ritrovato vigore a scapito del mercato azionario europeo, che mediamente ha perso 2 punti percentuali. Senza dubbio da questa crisi che vede più parti prese in causa, l’Europa rimane in balia di una crisi energetica senza precedenti, con le riserve ai minimi e diverse problematiche di approvvigionamento e di produzione.

Sul fronte azionario, Wall Street continua a essere sotto pressione. Dapprima a causa del cambio di stance da parte della Federal Reserve, adesso invece a causa della reale possibilità di un conflitto armato. Ad ogni modo di seguito è possibile vedere la reazione del mercato azionario (S&P 500) alle diverse crisi. Negli ultimi 20 anni, nei crolli causati da crisi geopolitiche, sono bastati in media 19 giorni per recuperare i livelli precedenti.

Sul fonte monetario, la Banca Centrale statunitense non sembra essere intenzionata ad aumentare l’entità del primo rialzo a 50 bps. In aggiunta, da quanto emerso dalle minutes dell’FOMC, non sembra essere argomento di dibatto la riduzione del bilancio federale. Alla notizia, il mercato ha alleggerito la pressione sul comparto obbligazionario.

Sul fronte Europeo, la settimana si è conclusa con l’azionario in forte ribasso. La piazza di Francoforte ha ceduto oltre due punti e mezzo, mentre l’Eurostoxx 50 ha perso circa due punti percentuali. Tra i settori più colpiti vi sono gli energetici, gli industriali e i tecnologici.

In generale, le nostre linee di gestione continuano ad essere sotto pressione anche se, grazie al sottopeso equity, si mantengono al di sopra dei benchmark di riferimento. Sul fronte obbligazionario l’allargamento degli SPREAD in aggiunta al rialzo dai tassi di riferimento, continua a far soffrire l’asset class.