Markets

Lunedì

Avvio di settimana incerto influenzato dalla pressione derivante dal conflitto ucraino. Inoltre, il discorso del Presidente Jerome Powell al National Association for Business, ha causato un ripiegamento del mercato obbligazionario e ulteriore debolezza sul mercato azionario. Il numero uno della FED, ha dichiarato che la banca centrale farà di tutto per contenere il livello di inflazione, anche se questo vorrà dire fare incrementi superiori ai 25 bps. Le curve si sono mosse, con la parte a breve a tracciare in concomitanza del decennale e con le aspettative di rialzo tassi che scontano oltre 7 rialzi nel 2022.

Martedì

La giornata di mediazione sul conflitto ucraino ha riportato un po’ di serenità sul mercato che, all’indomani del cambio di marcia della FED, ha corretto sui minimi di ieri. Bene l’Eurostoxx 50 che avanza di oltre un punto percentuale, più arretrata la piazza di Milano (+0.89%). Limitato anche il rimbalzo di Wall Street con l’S&P 500 che chiude a +1.13%.

Mercoledì

Positiva la seduta asiatica supportata dalle dichiarazioni del governo di Pechino circa le nuove politiche a sostegno del mercato, con particolare focus al settore immobiliare e tecnologico. L’Europa, dopo un avvio positivo, ha perso momentum e ha iniziato ad accumulare perdite. Il cambio di direzione è principalmente imputabile all’imminente riunione della NATO per decidere sul nuovo pacchetto di sanzioni per la Russia. Anche la seduta di Wall Street, ha visto gli indici segnare un ribasso nell’ordine dell’1%.

Giovedì

Nonostante la fitta agenda economica, il focus della giornata è stato sui diversi vertici in agenda (EU leaders meeting, G7 e NATO). Il sentiment è peggiorato a fronte del monito della NATO circa l’utilizzo di armi chimiche o nucleari.

Venerdì

Apertura sottotono per l’Europa. Nella giornata non sono previsti dati macro ma si attende l’incontro tra Joe Biden e Xi Jinping. Dopo un avvio negativo, il newsflow derivante dal meeting ha permesso una distensione sul mercato azionario, con il dollaro a rafforzarsi e l’obbligazionario governativo che avanzava leggermente. In chiusura, l’Europa risultava flat, mentre in America l’S&P 500 è avanzato di mezzo punto percentuale.

Monetary Policy

EUROPA: LA GUERRA SI FA SENTIRE

Sul fronte europeo la settimana è stata caratterizzata dalla pubblicazione dei dati PMI e dal dato sulla fiducia dei consumatori. I dati relativi al PMI, sono risultati per tutte e 3 le categorie in diminuzione rispetto al mese di febbraio. Ad ogni modo, i dati hanno battono le attese che, in un clima di guerra, stimavano una diminuzione di oltre 2 punti sia sul settore manifatturiero sia su quello composito.

In Europa la fiducia dei consumatori è passata da un -8.8 ad un rumoroso -18.7. Senza dubbio il contesto di guerra ha affievolito le aspettative degli investitori. Le IFO Expectations tedesche, sono risultate in linea con il sentiment europeo, registrando un rallentamento di oltre 6 punti dalle già ribassiste attese.

AMERICA: CONTINUA AD AVANZARE

Inizio di settimana caratterizzato dalla pubblicazione dell’indice Chicago Fed National Activity ovvero l’indice composto da 85 indicatori che misurano lo stato generale dell’economia. Il dato relativo al mese di febbraio è risultato in diminuzione rispetto al mese di gennaio.

L’indice manifatturiero Richmond, ha riportato un’accelerazione di oltre 10 punti del settore confermando il miglioramento della situazione produttiva. Il dato è stato confermato anche dai dati PMI pubblicati nella giornata di giovedì. Ill settore dei servizi e quello manifatturiero in netto miglioramento rispetto al mese precedente. Anche il dato composito è risultato in miglioramento, battendo le stime ribassiste.

Sul mercato del lavoro continua a migliorare lo scenario con le richieste di sussidio al minimo.

CONSIDERAZIONI FINALI E POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE

La settimana passata è stata caratterizzata dalle dichiarazioni del numero uno della Federal Reserve e dal proseguimento del conflitto ucraino. Sul fronte statunitense, i toni “Hawkish” di Jerome Powell hanno riportato alla luce la possibilità di alzare il corridoio dei tassi statunitense a step superiori a 25 bps. Il mercato ha immediatamente assorbito la notizia andando a scontare sulle curve dei tassi oltre 4 rialzi nel 2022 (US Treasury 10Y +33bps).

Sul fronte ucraino, la stazionarietà del conflitto ha permesso alle borse di chiudere la settimana in rialzo. Senza dubbio la pressione sulle materie prime sta gravando maggiormente sul mercato europeo, il quale per il momento, nonostante gli elevati livelli di inflazione, non sembra esser pronta ad un rialzo dei tassi. Bisognerà attendere la fine del conflitto per vedere se la Banca Centrale Europea cambierà la propria stance.

Sui mercati, la settimana si è articolata in un movimento altalenante in Europa, che ha chiuso il bilancio in territorio negativo (Eurostoxx 50 -0.89%), e in maniera propositiva per l’America, che comunque ha riportato guadagni nell’ordine del 2%.

In generale, le nostre linee di gestione a composizione azionaria, hanno rimbalzato riducendo il GAP creato da inizio anno. Sul fronte obbligazionario, il rialzo dei tassi continua a mantenere sotto pressione l’asset class anche se la SICAV SCM Stable Return grazie alle coperture, è riuscita a ridurre le perdite e a mantenersi sopra i benchmark di riferimento.