Markets

Lunedì

Avvio di settimana influenzato dal processo di tightening messo in atto dalle banche centrali. Questa settimana è attesa la FOMC che dovrà scegliere l’entità del rialzo dei tassi. Molti analisti non escludono un maxi-rialzo da 100 bps. Sui mercati il comparto obbligazionario è rimasto sotto pressione appesantendo gli indici azionari, sui minimi del mese. In chiusura parziale recupero dell’America S&P 500 +0.69%.

Martedì

Avvio di seduta positivo per l’Europa in catch up con l’America. Il sentiment positivo ha lasciato presto spazio ai dati macroeconomici con il PPI tedesco che segna un nuovo massimo a +45.8% vs 36.8% atteso. Durante la mattinata, la Banca Centrale Svedese ha annunciato un rialzo da 100 bps scuotendo il mercato dei govies. Alla vigilia dell’FOMC i rendimenti hanno continuato a salire mentre il mercato azionario si è stabilizzato su una perdita dell’1%.

Mercoledì

Apertura negativa per l’Europa, peggiorata dal discorso di Putin circa l’annessione del Donbass mediante referendum e mobilitazione parziale di 300.000 riservisti. Con l’apertura di Wall Street, il sentiment è migliorato con l’azionario in guadagno e i bond poco mossi. In serata la Federal Reserve ha annunciato il rialzo di 75 bps (in linea con le attese). Ha anche ribadito che continuerà fare tutto il necessario per riportare l’inflazione sotto i livelli target, anche a discapito della crescita economica.

Giovedì

Giornata positiva per l’Europa che trainata dai bancari avanza sulla debolezza americana. Nel primo pomeriggio la Bank of England ha rialzato i propri tassi di 50 bps. A preoccupare il mercato è stata la spaccatura di opinioni all’interno del consiglio, secondo i verbali su 9 membri 3 avrebbero votato per 75 bps e 1 per 100 bps. Wall Street in apertura ha gradualmente iniziato ad accumulare ribassi con i bond in rialzo. Il bilancio in chiusura vede tutti gli indici europei in rosso, Eurostoxx 50 -1.85%.

Venerdì

Finale di settimana in rosso per le borse. In Inghilterra il pacchetto di misure (162 bln £) annunciato dal governo Truss per contrastare la crisi energetica, ha portato la sterlina sui minimi dal 1985 con i rendimenti in rialzo di 30/50bps. Sul fronte azionario le misure di overtightening messe in atto dalle diverse banche centrali hanno pesato sugli indici che hanno chiuso la settimana in forte ribasso (Eurostoxx 50 -2.29%, FTSE MIB -3.36%).

Monetary Policy

EUROPA: PPI ALLE STELLE

Agenda macro con pochi dati ma molto rilevanti. La settimana è iniziata con la pubblicazione del Producer Price Index tedesco, in forte aumento rispetto al mese scorso. I colli di bottiglia e la crisi energetica si fanno sentire spingendo l’indice oltre i 45 punti percentuali Year on Year.

I dati sul Purchasing Managers Index per l’eurozona hanno mostrato uno spaccato di rallentamento in tutti i tre settori rilevati. Il settore manifatturiero è risultato essere il peggiore attestatosi a 48.5.

AMERICA: RIALZO TASSI E LAVORO STABILE

In America le richieste di sussidi rimangono sui minimi del mese, agevolando le manovre di tightening della Federal Reserve. Sul fronte economico i dati relativi ai PMI hanno mostrato un miglioramento della situazione grazie all’allentamento sui prezzi dell’energia.

Venendo alla FED la scelta è ricaduta sui 75 bps in linea con le attese del mercato.

CONSIDERAZIONI FINALI E POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE

La settimana passata è stata caratterizzata dalle scelte di politica monetaria delle diverse banche centrali. Il contesto risulta essere abbastanza omogeneo, ad eccezione della Bank of Japan la quale sta continuando con politiche monetarie accomodanti.

Come anticipato in precedenza, la Federal Reserve ha optato per un rialzo da 75 bps ma a destare preoccupazione sono state le dichiarazioni da falco del Presidente Jerome Powell. Ha ribadito la volontà di riportare l’inflazione al livello target, continuando forzatamente il processo di tightening anche a discapito della crescita economica. In tale contesto le attese sui futuri rialzi si sono spostate a 75 bps per il meeting di novembre e 50 bps per il meeting di dicembre, chiudendo l’anno con un tasso di riferimento pari al 4.50%.

In Inghilterra, la Bank of England ha optato per un rialzo di 50 bps ma in un contesto di spaccatura di opinioni, 4 membri su 9 hanno votato per un rialzo maggiore. Nella giornata di venerdì il piano di sgravi fiscali presentato dall’amministrazione Truss ha causato una brusca correzione della sterlina.

Sul fronte azionario si è assistito ad una settimana di risk aversion con le ultime due sedute particolarmente pesanti. In Europa il bilancio è in ribasso di oltre 4 punti percentuali per tutte le principali piazze, sorrette solamente dal settore bancario.

A Wall Street i due indici principali, S&P 500 e NASDAQ, sono tornati sui livelli di giugno perdendo YTD rispettivamente -20% e -30%.

Sul fronte valutario l’€ ha perso la parità contro il $ e ha toccato i minimi dal 2002.

Sul fronte obbligazionario l’intensa settimana delle banche centrali ha spinto i rendimenti della zona euro di circa 30 bps e in US l’aumento è di 25 bps.

In generale, le nostre linee di gestione grazie al sottopeso equity hanno contenuto le perdite. Sul fronte obbligazionario la situazione continua ad essere complicata.

Dell’esito delle elezioni e delle future reazioni del mercato ne parleremo più approfonditamente la settimana prossima. Attualmente il mercato non sembra aver penalizzato la piazza di Milano, che ha seguito l’andamento degli indici europei. Anche lo SPREAD, il differenziale BTP e BUND, è rimasto al di sotto dei 240 punti base.

Questa settimana oltre alle elezioni sarà necessario tenere gli occhi puntati sul dato dell’inflazione tedesca.