Markets

Lunedì

Comincia una settimana nella quale si entra nel vivo della stagione delle trimestrali.  Le principali piazze finanziarie del Vecchio Continente, in una giornata sostanzialmente priva di rilevanti dati macroeconomici, terminano la seduta in verde, con rialzi generalizzati attorno al mezzo punto percentuale. Wall Street, in attesa del discorso di Powell in programma giovedì, chiude al rialzo, con l’S&P500 e il Nasdaq che guadagnano oltre un punto percentuale.

Martedì

Nel corso della mattinata, l’indicatore Zew sul sentiment economico tedesco è cresciuto a -1,1 da -11,4 di settembre, ben oltre le aspettative prezzate dagli analisti. Tuttavia, l’attenzione dei mercati è rivolta al dato delle vendite al dettaglio statunitensi, cresciute dello 0,7% su base mensile contro un’aspettativa di 0,4%. Il dato, che evidenzia una spesa ancora robusta dei consumatori, ha concorso al rialzo dei rendimenti obbligazionari, con il treasury a dieci anni a quota 4,88%.  Sul fronte azionario, poco mossi i listini europei, mentre in leggera flessione Wall Street.

Mercoledì

Nonostante la lettura del pil cinese abbia registrato una crescita trimestrale del 4,9%, contro un’attesa del 4,5%, sia i listini di Shanghai che di Hong Kong virano al ribasso (Hang Seng -0,30%). Continuano a pesare sulla performance del Dragone Rosso le grosse difficoltà del settore immobiliare, con alcune società, Evergrande su tutte, che si trovano ad affrontare potenziali default. Intanto, in Europa, sebbene il tasso di inflazione sia rimasto stabile al 4,3%, il sentiment permane negativo in virtù dell’aumento delle tensioni sul fronte mediorientale. I listini chiudono con perdite generalizzate attorno al punto percentuale (Eurostoxx 50 -1,10%). Seduta pesante anche per Wall Street con l’indice tech Nasdaq in arretramento dell’1,60% e l’S&P500 che cede l’1,30%. Sul fronte materie prime, in rialzo i prezzi petroliferi, con il Brent a 91,50$.

Giovedì

Nel tardo pomeriggio, il presidente della Federal Reserve Jerome Powell ha ribadito come l’inflazione sia ancora troppo elevata, delineando quindi una prospettiva di tassi elevati a lungo. La reazione dei mercati è stata tutt’altro che positiva: sia S&P500 che Nasdaq hanno accelerato al ribasso, chiudendo rispettivamente a -0,80% e -1%. Sempre sul fronte mercati, agli antipodi le trimestrali di Tesla e Netflix: il gigante dei veicoli elettrici ha registrato un calo dell’utile netto del 40% mentre oltre alle attese i conti del colosso dello streaming, favorito dall’aumento degli abbonati.

Venerdì

Fine settimana in rosso per le borse europee, con ribassi generalizzati oltre il punto percentuale. L’indice paneuropeo Eurostoxx 50 cede l’1,60%, in un clima di profonda incertezza dettato dai timori di un’escalation del conflitto israeliano. Oltreoceano, la pressione sul comparto obbligazionario, con il decennale statunitense che arriva a rendere quasi il 5%, spinge al ribasso i listini (S&P500 – 1,30%; Nasdaq -1,50%).  A mercati chiusi, l’agenzia Standard & Poor’s ha confermato il rating sul debito italiano, che rimane BBB, un paio di gradini sopra il livello “spazzatura”.

Monetary Policy

EUROPA

L’indicatore ZEW sul sentiment economico tedesco è cresciuto nel mese di ottobre al -1,1 da -11,4 punti del mese di settembre.

Nell’eurozona, l’indice dei prezzi al consumo è rimasto stabile nel mese di settembre al 4,3%, risultando perfettamente in linea con le attese degli analisti. Anche la componente core si è rilevata in linea con il consenso degli economisti, assestandosi al 4,5%.

AMERICA

Le vendite al dettaglio sono incrementate dello 0,7% a settembre, contro un’aspettativa di 0,3%.

Per quanto riguarda il mercato del lavoro, le richieste iniziali di sussidio sono state 198mila, in calo di 11mila unità rispetto alla precedente rilevazione.

ASIA

Il prodotto interno lordo cinese ha registrato una crescita del 4,9% nel terzo trimestre, ben oltre le stime degli analisti, previste al 4,5%.

CONSIDERAZIONI FINALI E POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE

La settimana appena trascorsa è stata caratterizzata da forte incertezza e da un aumento dei rendimenti obbligazionari, dopo che il presidente della Fed Powell, con il suo intervento, ha lasciato trasparire una prospettiva di tassi elevati per molto tempo.

L’aumento delle tensioni sul conflitto israelopalestinese ha contribuito all’incremento della volatilità e dei prezzi del petrolio, con il Wti a quota 88$ e il Brent a quota 92$.

I mercati europei hanno registrato perdite attorno ai 2-3 punti percentuali, con l’indice paneuropeo Eurostoxx 50 in flessione del 2,70%. Di simil portata le perdite di Wall Street: l’S&P500 arretra di quasi due punti e mezzo, mentre il Nasdaq di quasi tre.

Sul fronte obbligazionario, in rialzo di 30 bps il rendimento del treasury decennale e di 15 bps gli omologhi tedeschi ed italiani.

Sul fronte valutario, l’eurodollaro chiude a 1,059.