Markets

Lunedì

Comincia una settimana molto importante per i mercati in quanto nella giornata di martedì è prevista la lettura dell’indice dei prezzi al consumo statunitensi. I listini del Vecchio Continente iniziano con il piede giusto, chiudendo una seduta di rialzi generalizzati attorno al punto percentuale (Eurostoxx 50 +0.85%). Piazza Affari è la migliore (+1.50%), grazie alla spinta dei titoli bancari, in notevole rialzo in seguito al giudizio di Fitch di venerdì scorso. Oltreoceano, chiude pressoché invariata Wall Street, nonostante il declassamento di Moody’s, da stabile a negativo, delle prospettive del credito statunitense.

Martedì

Giornata nella quale l’attenzione dei mercati è rivolta al CPI statunitense. L’indice dei prezzi al consumo, la cui lettura è giunta nel pomeriggio, è risultato minore del previsto: i prezzi, su base mensile, sono rimasti perfettamente stabili ad ottobre, al di sotto dell’aumento previsto di 0.1% e in calo rispetto allo 0.4% di settembre, mentre su base annuale sono scesi al 3.2%, dal 3.7%, al di sotto del consenso di 3.3%. Anche la componente core si è rivelata in diminuzione. Infatti, il CPI core, su base mensile, è salito dello 0.2%, contro un’attesa di 0.3%, mentre su base annuale del 4.0%, contro un consenso degli analisti di 4.1%. Chiaramente la risposta dei mercati è stata molto positiva. L’indice tech Nasdaq ha chiuso in rialzo di oltre due punti, mentre l’S&P500 di due punti, grazie al rally dei settori più sensibili ai tassi, come utilities e real estate. Il rialzo maggiore è stato però dell’indice delle aziende a piccola-media capitalizzazione Russell 2000, nell’ordine di cinque punti percentuali. La lettura in discesa del dato CPI ha favorito anche i listini europei, i quali hanno registrato guadagni generalizzati attorno al punto percentuale. Sul fronte obbligazionario, consistente è stata il rintracciamento dei rendimenti, con il treasury a dieci anni in calo di 20 bps a 4.44%.

Mercoledì

All’indomani del dato sui prezzi al consumo statunitense, rimbalzano i principali listini asiatici. Hong Kong, in scia alla chiusura di Wall Street, guida i rialzi guadagnando il 4%, grazie anche ai dati sulle vendite al dettaglio e sulla produzione industriale, migliori delle attese. In Europa continua il sentiment positivo, con l’indice Eurostoxx 50 sopra la parità di oltre mezzo punto percentuale. Poco mossa invece Wall Street, rimasta sui livelli di ieri, dopo che le vendite al dettaglio di ottobre, su base mensile, sono scese dello 0.1%, contro una previsione di -0.3%.

Giovedì

Diversi sono gli appuntamenti macroeconomici previsti in giornata. La produzione industriale statunitense nel mese di ottobre è scesa dello 0.6%, più di quanto stimato dagli analisti (-0.4%), mentre l’aumento di 0.3% del mese di settembre è stato rivisto al ribasso a 0.1%. Per quanto riguarda il mercato del lavoro, le richieste iniziali di sussidio sono incrementate a 231mila unità, un valore decisamente superiore rispetto alle medie delle precedenti settimane. A fronte di una così fitta agenda macro, i mercati non hanno trovato particolari spunti, ma hanno mantenuto una direzione laterale (S&P500 e Nasdaq +0.10%).

Venerdì

Venerdì 17 che risulta effettivamente molto sfortunato, o per meglio dire nero, per i listini cinesi. L’Hang Seng di fatto dimezza i guadagni post CPI chiudendo in rosso di due punti, appesantita dal ribasso di Alibaba (-10%) dopo che il colosso delle vendite online ha annullato i piani per lo scorporo dell’unità cloud e messo in stand by il processo di IPO per la catena alimentare. Dopo una lettura in linea con il consenso dell’indice dei prezzi al consumo nell’eurozona, le borse del Vecchio Continente terminano la settimana in verde, con rialzi generalizzati attorno al punto percentuale, mentre chiude invariata Wall Street. Infine, a mercati chiusi, l’agenzia Moody’s ha mantenuto invariato il rating italiano (Baa3), alzando l’outlook da negativo a stabile.

Monetary Policy

EUROPA

Il dato ZEW sul sentiment economico tedesco è risultato in netto miglioramento nel mese di novembre (9.8 contro un consenso di 5.0).

Il prodotto interno lordo dell’Eurozona è rimasto invariato nel terzo trimestre sia su base annuale che su base mensile.

In linea con le attese e invariato rispetto alla precedente rilevazione anche l’indice dei prezzi al consumo europeo.

ASIA

Diversi sono stati i dati asiatici. Il GDP giapponese annualizzato, nel terzo trimestre, si è rilevato in calo del 2.1%, rispetto ad una aspettativa degli analisti di -0.4%. Migliori del previsto invece le vendite al dettaglio e la produzione industriale cinese.

USA

L’indice dei prezzi al consumo è diminuito in misura maggiore delle previsioni. Il CPI YoY si è assestato al 3.2%, in discesa dal 3.7%di settembre. La componente core, infine, è risultata al 4.0%, contro un consenso di 4.1%.

CONSIDERAZIONI FINALI E POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE

La settimana appena trascorsa è stata caratterizzata della lettura del CPI statunitense, il quale, nella sua componente core, si è assestato precisamente al 4.031% (vedi figura soprastante), un dato inferiore alle attese che delinea un trend di tendenziale riduzione dell’inflazione. Peraltro, l’uscita di alcuni dati macro, come le vendite al dettaglio e la produzione industriale americana, né troppo positivi né troppo negativi, è compatibile con uno scenario di soft landing.  A fronte di questi dati, senza dubbio driver di mercato della settimana, il sentiment degli investitori è sicuramente migliorato. I mercati azionari globali hanno registrato performance molto positive: nel dettaglio Wall Street ha guadagnato due punti percentuali, mentre l’Europa addirittura tre (Eurostoxx 50 +3.40%). Da segnalare la sovraperformance dell’indice delle small cap Russell 2000, che, nella settimana, è salito di oltre cinque punti. Nonostante alcuni dati migliori delle aspettative, continua la sottoperformance della Cina, questa volta, indebolita dalla discesa di Alibaba in seguito al mancato scorporo dell’unità cloud.

Sul fronte obbligazionario, si è assistito ad un diffuso rintracciamento dei rendimenti dei titoli di stato, dovuto essenzialmente ai dati sull’inflazione: i tassi sui decennali statunitensi sono scesi di 22 bps (4.44%), stessa cosa per gli omologhi italiani (4.34%).

In ambito valutario, si indebolisce il biglietto verde con il cambio eurodollaro a 1.0915.

Le nostre linee di gestione hanno chiaramente tratto beneficio dalla positiva settimana sui mercati. In particolare, le linee a composizione prettamente azionaria si sono riportate sui massimi da inizio anno: spicca la Chronos che registra un +21.23% year-to-date.