Markets

Lunedì

Inizia una settimana nella quale l’appuntamento principale è sicuramente la riunione della Bce in programma giovedì. La prima seduta è già ricca di spunti macroeconomici. Nella mattinata, la lettura dei pmi manifatturieri finali di maggio in Eurozona, pare aver confermato il recente trend di recupero del settore, soprattutto per l’economia spagnola. Nel pomeriggio, invece, contrastati i dati statunitensi. Il pmi manifatturiero di maggio è infatti stato rivisto nettamente al rialzo, a 51.3, da 50.9; pochi minuti più tardi però, l’ISM ha deluso le attese uscendo a 48.7, contro una previsione di 49.5, e togliendo pertanto valore al dato pmi. Lato mercati, sia Wall street che le piazze europee terminano in marginale rialzo. La debolezza del dato Ism ha inoltre prodotto un movimento di bull flattening (tassi a lunga scendono maggiormente rispetto a quelli a breve) sulla curva americana, con il rendimento del treasury a due anni in calo di 7bps, al 4.82%, e quello del decennale di 11 bps, al 4.41%.

Martedì

Altra giornata con rilevanti dati macro per gli Stati Uniti. L’indicatore JOLTS sulle job openings, il quale precede l’atteso e più importante report sulle buste paga non agricole (venerdì), ha evidenziato una contrazione del labour market americano: le offerte di lavoro nel mese di aprile si sono infatti rivelate 8.059 milioni, contro un’aspettativa di 8.35 milioni; un calo di 300mila posti rispetto al precedente di marzo. La debolezza dei dati ha favorito nuovamente il rally dei treasury, con cali dei rendimenti di 5-6 bps lungo tutta la curva. In Europa, dopo i moderati progressi di lunedì, i principali listini accumulano perdite attorno al punto percentuale.

Mercoledì

Dopo la lettura dei dati sul manifatturiero di lunedì, oggi è il turno dei servizi. In Eurozona i pmi servizi finali di maggio hanno fatto registrare miglioramenti per Germania e Spagna, mentre deboli i report italiani e francesi. Nel pomeriggio altri importanti dati americani. L’ADP Survey di maggio ha mostrato un numero di nuovi occupati inferiore alle previsioni (152mila vs exp 175mila), mentre l’ISM Services, differentemente da quello manifatturiero, ha sorpreso notevolmente al rialzo, assestandosi a 53.8 punti, contro un consenso di 51.0. Nel frattempo, la Bank of Canada ha optato, come da previsioni, per un taglio dei tassi di 25 basis points, portando il tasso di riferimento principale al 4,75% e citando, nello statement, i buoni progressi fatti in merito al percorso di rientro dall’inflazione. Sul fronte mercati, dopo un’iniziale reazione negativa al bollente dato ADP, Wall Street ha virato al rialzo per chiudere sui massimi intraday (S&P500 +1.18%; Nasdaq +2.04%; Russell +1.47%).

Giovedì

Come ampiamente prezzato e previsto dal mercato, la Bce ha deciso di tagliare di 25 bps i tre tassi di riferimento (Main Refinancing Rate al 4.25%; Marginal Lending Facility al 4.50%; Deposit Facility al 3.75%). Nello statement, la presidente Lagarde ha di fatto giustificato il taglio affermando come sostanzialmente l’inflazione si sia dimezzata rispetto a settembre 2023, ultima data di rialzo dei tassi. Tuttavia, la presidente ha altresì ammesso come la pressione sui prezzi permanga forte in virtù di una elevata crescita salariale e come, con tutta probabilità, l’inflazione rimarrà sopra il target anche il prossimo anno. Per quanto riguarda le proiezioni macro, le previsioni sul tasso di inflazione sono state riviste al rialzo per il 2024 (al 2.5% dal 2.3%), per il 2025 (al 2.2% dal 2.0%) e per il 2026 (al 2% dall’1.9%); livelli che paiono poco in armonia con un taglio dei tassi e con un approccio definito data-dependent. Lato mercati, l’Europa ha mantenuto i progressi di inizio seduta anche post-Bce, spinti dal comparto bancario (questo spiega l’overperformance di Piazza Affari, +1%, rispetto agli altri listini), mentre, a livello obbligazionario, i rendimenti governativi sono saliti di 4-5 bps lungo le curve. Piatta Wall Street, in attesa dei dati sul mercato del lavoro.

Venerdì

Fine settimana nel quale l’attenzione dei mercati è rivolta ai dati americani. I Nonfarm Payrolls di maggio hanno sorpreso evidentemente al rialzo, assestandosi a 272mila (sopra la media degli ultimi tre mesi), contro un consenso di 180mila. Di fatto oltre 90mila occupati oltre il previsto. Il dato ha generato una dirompente reazione da parte del mercato. I tassi sui treasury sono tornati a salire addirittura di 15-16 bps lungo la curva e il dollaro si è decisamente rafforzato sull’euro portandosi in area 1.08 da 1.09. L’azionario, dopo un iniziale calo, ha recuperato nel finale chiudendo flat, eccezion fatta per le small cap (Russell -1.10%) molto più sensibili alla dinamica dei tassi.

Monetary Policy

CONSIDERAZIONI FINALI E POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE

La settimana appena trascorsa è stata caratterizzata da importanti dati macro e dall’attesa riunione della Banca Centrale Europea. Come da previsione, la BCE ha tagliato i tre tassi di riferimento di 25 bps per la prima volta da settembre 2019, citando un miglioramento del quadro inflattivo, in particolare il dimezzamento del tasso di inflazione da settembre 2023, mese in cui vi è stato l’ultimo rialzo. Ciononostante, le proiezioni dell’inflazione sono state riviste al rialzo per il 2024, il 2025 e il 2026. Interpellata in merito all’unanimità della decisione, Lagarde ha risposto come tutti i governatori, tranne uno, abbiano votato in favore di un taglio. L’unico contrario è stato l’austriaco Holzmann, il quale ha rimarcato come, stante l’aumento delle proiezioni sull’inflazione, la decisione di tagliare è poco coerente con un approccio definito data-dependent. Negli Stati Uniti, invece, la lettura delle buste paga non agricole di maggio ha sorpreso notevolmente al rialzo mostrando ancora una volta la resilienza del mercato del lavoro e alimentando nuovamente i timori riguardo le tempistiche di taglio dei tassi da parte della Fed. Infatti, i mercati sono tornati a prezzare circa 40 bps di tagli nel 2024, contro i 50 bps prima del dato.

Sul fronte mercati, Wall Street ha osservato una overperformance del comparto tech (Nasdaq +2.50%; S&P500 +1.30%), mentre in calo di due punti l’indice delle small cap Russell 2000. Più contenuti i progressi europei, con l’indice Eustostoxx 50 che chiude a +1.36%, con i principali listini però in marginale territorio positivo.

A livello obbligazionario, nel complesso i tassi sono scesi leggermente scesi durante il corso della settimana: il rendimento del treasury a dieci anni è calato di 7 bps al 4.43%, mentre più limitati i cali sugli omologhi italiani (2bps) e tedeschi (4bps).

Infine, lato valutario, in apprezzamento il biglietto verde sulla moneta unica, con il cambio eurodollaro in area 1.08.

Le nostre linee di gestione, a fronte di una settimana abbastanza volatile sui mercati, hanno comunque trovato buoni spunti e consolidato i livelli raggiunti, in particolare quelle azionarie e bilanciate, in virtù di una valida diversificazione geografica che privilegia gli Stati Uniti.