Markets

Lunedì

Inizia una settimana decisamente ricca di importanti appuntamenti. Uno su tutti la riunione della Fed in programma mercoledì. Durante il fine settimana, le elezioni europee hanno provocato un vero e proprio terremoto politico, soprattutto in Francia, dove il partito di estrema destra Rassemblement National di Le Pen e Bardella, ha ottenuto oltre il 31% dei voti, doppiando di fatto il partito Renaissance di Macron. Quest’ultimo, dopo la debacle politica, ha deciso di sciogliere il Parlamento e indire elezioni anticipate. L’incertezza dei risultati derivanti dalle elezioni, non ha favorito i listini europei, i quali hanno accumulato pesanti perdite ad inizio seduta, per poi recuperare parzialmente (Eurostoxx 50 -0.70%), tranne Parigi (Cac 40 -1.35%). Forti vendite anche per l’obbligazionario, con i tassi in Eurozone in rialzo di 9-10 bps lungo le curve e con il BTP a dieci anni tornato a rendere oltre il 4%. In deprezzamento anche l’euro sul dollaro, con il cambio tornato abbondantemente sotto l’1.08.

Martedì

All’indomani del sell-off sull’azionario europeo, i listini del Vecchio Continente aprono in territorio marginalmente positivo, tentando un timido rimbalzo che però si affievolisce già in tarda mattinata. Il sentiment degli operatori permane negativo in virtù di quanto osservato dalle elezioni di questo fine settimana. A fine seduta, gli indici accumulano pesanti perdite (Eurostoxx 50 -1%), appesantiti dal comparto bancario, in particolare da quello francese. Oltreoceano, Wall Street pare continuare ad ignorare quanto accaduto in Europa, con S&P500 in progresso dello 0.3% e il Nasdaq dello 0.70%, trainato da Apple (7%), nuovamente sopra i 3 trilioni di dollari di market cap.

Mercoledì

Come ampiamente previsto alla vigilia, la Fed ha mantenuto i tassi di riferimento all’interno del range 5.25%-5.50%. La lettura dei dot-plot aggiornati ora segnala un solo taglio dei tassi entro il 2024, mentre le proiezioni per l’inflazione, sia core che headline, sono state leggermente riviste al rialzo per il 2024 e il 2025, invariate invece per il 2026. Il tasso di disoccupazione, infine, è rimasto stabile per il 2024, ma rivisto in aumento dello 0.1%, al 4.2%, nel 2025 e nel 2026. Dallo statement di Powell non è emerso nulla di significativamente nuovo, nel senso che ha ribadito la necessità di osservare ulteriori prove che l’inflazione ritorni al livello target. Nel frattempo, nel pomeriggio, la lettura del CPI statunitense ha sorpreso al ribasso sia per quanto riguarda l’headline che la core. Infatti, su base annuale, l’indice dei prezzi al consumo di maggio è risultato al 3.3%, inferiore al consenso degli analisti, stimato al 3.4%. Stesso discorso per la componente core, uscita al 3.4%, contro una stima di 3.5%. I buoni dati sull’inflazione hanno fornito supporto all’azionario (Nasdaq +1.30%, S&P500 +0.85%). In scia a Wall Street recupera parzialmente anche l’Europa (Eurostoxx 50 +1.40%).

Giovedì

Dopo il parziale recupero di ieri, le tensioni politiche tornano ad essere il principale tema per le borse europee, che accumulano pesanti perdite attorno ai due punti percentuali, appesantite ancora una volta dai finanziari. Ad ulteriore riprova del sentiment totalmente negativo è il fatto che i dati macro americani (sussidi in aumento e indice dei prezzi alla produzione in calo) non consentono all’euro di recuperare sul dollaro, con il cambio che scende a 1.073. Ancora positiva Wall Street, con overperformance del tech (Nasdaq +0.57%; S&P500 +0.23%).

Venerdì

Nel corso della nottata, la Bank of Japan ha mantenuto fermi i tassi di riferimento a breve nel range 0.0%-0.1% e, soprattutto, lasciato inalterato a circa 6 trilioni di yen il programma di acquisto di bond rinviando al 31 luglio la pubblicazione di un piano di riduzione di tali acquisti per i prossimi 1-2 anni. Intanto, non si placano i timori legati al potenziale impatto degli sviluppi sovranisti in Francia e Germania sul contesto geopolitico europeo. Inoltre, viste le imminenti elezioni legislative, un eventuale vittoria di Le Pen, la quale promuove un aumento della spesa pubblica per taglio Iva e riforma della sanità, potrebbe comportare un deciso peggioramento delle finanze statali.  In un clima di totale risk aversion, con oro e bund tedeschi in rialzo, i listini europei terminano con diffuse perdite attorno ai due punti percentuali (Parigi maglia nera -2.66%). Poco mossa Wall Street.

Monetary Policy

CONSIDERAZIONI FINALI E POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE

La settimana appena trascorsa è stata caratterizzata da importanti eventi sia macroeconomici che politici. In Europa, i risultati delle elezioni per il rinnovo del parlamento europeo, hanno visto rilevanti sviluppi a livello nazionale, con progressi evidenti delle destre sovraniste soprattutto in Germania e Francia, dove il partito di Le Pen e Bardella ha ottenuto il 31% dei voti, doppiando il partito di Macron. Quest’ultimo, osservati i risultati, ha deciso immediatamente di scogliere le camere e di indire elezioni anticipate. Ovviamente, questo fatto ha esercitato una forte influenza sui mercati, sia lato azionario che obbligazionario. Negli Stati Uniti, invece, come da previsione la Fed ha mantenuto i tassi all’interno del range 5.25%-5.50%. Dalla lettura dei dot-plot aggiornati, però, si segnala solo un taglio dei tassi entro il 2024, meno dei tre previsti nella riunione di marzo. La lettura dei dati sull’inflazione ha sorpreso in positivo, con l’indice dei prezzi al consumo di maggio sceso, su base annuale, al 3.3% dal 3.4%, con una variazione mensile nulla.

Sul fronte azionario, diametralmente opposte le performance dei listini statunitensi da quelli europei. Wall Street, favorita dai buoni dati sull’inflazione e da alcune ottime trimestrali (Adobe, Broadcom, Oracle), ha mostrato progressi attorno all’1.50%. Diversamente, in Europa, i risultati delle elezioni hanno pesato sul sentiment degli investitori: i principali listini hanno chiuso con perdite tra i tre e i sei punti percentuali (Eurostoxx 50 -4.20%), con Parigi che di fatto ha eroso interamente i progressi da inizio anno in una sola settimana.

A livello obbligazionario, si è assistito ad un flight to quality, con i bund tedeschi in rally. Il rendimento del bund a due anni è infatti sceso di 32 bps mentre quello a dieci anni di 26 bps a quota 2.36%. Questo ha comportato un allargamento dello spread BTP-BUND in area 150 punti.

Infine, i riflessi delle elezioni europee si sono osservati anche in campo valutario, con il biglietto verde in apprezzamento sulla moneta unica (EURUSD a 1.07).

La complessa e volatile settimana sui mercati ovviamente non ha favorito le nostre linee di gestione. Tuttavia, l’impatto dello storno dei listini europei è stato limitato sia sulla linea single stocks Chronos che sulle linee bilanciate, in virtù di una allocazione che continua a privilegiare i mercati statunitensi.