Markets
Lunedì
Avvio di settimana caratterizzato dall’incontro tra i diplomatici russi ed ucraini previsto per il pomeriggio al confine con la Bielorussia. I mercati hanno avviato la seduta in territorio negativo con l’Eurostoxx 50 in ribasso del 2,5%. Durante la giornata, il flusso di notizie è stato scarico e sul fronte obbligazionario abbiamo assistito ad una ripresa dei governativi (BTP 10Y +1.67%). L’azionario continentale ha chiuso in ribasso di circa un punto mentre Wall Street ha visto il NASDAQ chiudere positivo (+0.41%).
Martedì
La borsa russa rimane chiusa mentre sui mercati europei continua ad essere sotto pressione il settore bancario (Intesa San Paolo -7.72%; Unicredit -6.95%). Nella giornata sono stati resi pubblici i dati relativi al CPI tedesco ed italiano (vdi. Monetary Policy). La seduta si è svolta con pesanti perdite generalizzate in tutta Europa. In serata l’Eurostoxx 50 segnava un ribasso del 4%.
Mercoledì
Giornata caratterizzata dalle dichiarazioni del numero uno della Federal Reserve, in quale ha mostrato un atteggiamento più accomodante sulle misure di politica monetaria. Di fatto, a fronte del panorama mondiale, si sono esclusi i 50 bps di rialzo nel mese di maggio. Gli operatori si sono allineati sulle dichiarazioni di Jerome Powell scontando un rialzo di 25 bps. Sul mercato obbligazionario si è assistito ad una graduale risalita dei tassi con il Bund che si è riportato al di sopra dello 0%. Il mercato ha riportato discreti guadagni avanzando sui minimi del giorno prima. Eurostoxx 50 +1.45%, S&P 500 +1.86%.
Giovedì
In Europa le tensioni sul fronte ucraino e la salita esponenziale del costo delle materie prime, hanno messo sotto pressione l’azionario continentale che nella sola mattinata ha perso oltre 2 punti percentuali. In America la seduta si è svolta in maniera più composta seppur con perdite nell’ordine di 0,5%.
Venerdì
Apertura sulla notizia della conquista da parte dei russi del sito nucleare di Zaporizhzhia. L’azionario asiatico ha chiuso la seduta a -2.5%. Contestualmente l’Europa ha avviato le contrattazioni con i futures in ribasso di oltre tre punti percentuali. La tensione sul fronte ucraino si è riversata sulle borse dove si sono visti ribassi nell’ordine di 4 punti percentuali. Più composta l’America che chiude la seduta con l’S&P 500 in ribasso dello 0,79%.
Monetary Policy
EUROPA: SOTTO PRESSIONE
Sul fronte europeo la settimana si è aperta con i dati PMI che hanno mostrato una situazione stazionaria. I dati PMI sul settore manifatturiero si sono attestati di poco al di sotto delle aspettative sia in Francia che in Germania. Per quanto riguarda l’Italia, si è registrato un leggero aumento rispetto al mese di gennaio. Sempre in Italia, il CPI armonizzato è salito al 6.2% dal precedente 5.1%. La fiammata è dovuta principalmente a causa della crisi energetica.
Infine, i dati PMI europei sui settori terziario e composito, hanno registrato una flessione mancando, seppur di poco, le aspettative.
AMERICA: STABILE
La situazione statunitense continua a rimanere prospera e stabile. La settimana è iniziata con il dato sulle Wholesale Inventories che hanno mostrato un forte rallentamento rispetto al mese di gennaio.
Il dato PMI sul settore manifatturiero è risultato in leggera contrazione rispetto al 57.5 atteso.
Ciò che ha stupito, nuovamente, sono stati i dati ADP sull’employment change, registrati ad oltre 100K occupati oltre le attese. In tali termini anche i dati sui sussidi sono risultati stabili e sui minimi da inizio anno.
Infine, stabili i Durable Goods Orders e in sensibile aumento i Factory Orders.
CONSIDERAZIONI FINALI E POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE
La settimana passata è stata caratterizzata dall’inasprimento del conflitto Russo-Ucraino e dalle dichiarazioni del numero uno della Federal Reserve, Jerome Powell.
Sul fronte ucraino la situazione è peggiorata, causando una vera e propria emergenza umanitaria. Secondo quanto riportato dalle fonti vicino a Kiev, l’offensiva della Russia non si è limitata solamente a Kiev ma bensì si combatte da nord a sud per diversi obiettivi strategici. Nella giornata di venerdì è arrivata la conferma della conquista da parte delle milizie russe del più grande sito nucleare europeo. La notizia di un fantomatico bombardamento sulla centrale ha, in prima battuta, scatenato la paura del mondo occidentale, rientrata solamente dopo rassicurazioni sullo stato dei reattori e sulle intenzioni per i russi.
Le materie prime hanno proseguito la loro corsa che di fatto si è trasformata in un vero e proprio rally. Nella giornata di venerdì, il Brent ha raggiunto i 118$ per barile, mentre il Natural Gas è passato nella sola settimana da 217$ a poco meno di 500$. Senza dubbio la crescita esponenziale del costo energetico sta mettendo sotto i riflettori le politiche energetiche europee che per anni sono state gestite dagli stati in maniera autonoma e con un focus di breve periodo.
A Wall Street, Jerome Powell ha finalmente rassicurato gli investitori circa l’entità del primo rialzo di marzo escludendo in ultima battuta il primo rialzo da 50 bps. Le tensioni a livello internazionale e le problematiche con le materie prime, rappresentano senza dubbio fattori che, seppur di natura esogena, potrebbero inficiare sulla crescita.
Il mercato statunitense, vedendo una banca centrale più accomodante ha festeggiato mettendo a segno, nella giornata di giovedì, l’unica seduta positiva della settimana. Nel complesso in America la settimana si è conclusa con una perdita contenuta da parte dei principali indici azionari (S&P 500 -1.27%).
In Europa, al contrario, la settimana si è conclusa con pesanti perdite riportate da tutte le piazze. Tra i tanti settori colpiti, direttamente o indirettamente dalla guerra, i peggiori sono stati i finanziari e gli industriali.
Sul fronte obbligazionario si è assistito a quello che viene definito “Fly to Quality” ovvero un movimento a favore degli asset, in questo caso obbligazionari,più sicuri. Il Bund tedesco nella sola settimana passata ha visto il rendimento tornare al di sotto dello 0 perdendo oltre 30 bps.
Il $ nella settimana passata, anche a fronte del movimento dei tassi, si è apprezzato tornando per la prima volta dal 2020 al di sotto dell’1.10 nel cambio EUR/USD.
In generale, le nostre linee di gestione continuano ad essere sotto pressione anche se, grazie al sottopeso equity, si mantengono al di sopra dei benchmark di riferimento e con un calo da inizio anno nell’ordine dei 5 punti percentuali. Sul fronte obbligazionario l’allargamento degli SPREAD, ha amplificato un movimento al ribasso dell’asset class.