Markets

Lunedì

Avvio di settimana negativo influenzato dalla possibilità di un embargo sul petrolio e gas russo. Ovviamente il conflitto ucraino rimane al centro del newsflow. Nel pomeriggio  però, nonostante le questioni legate ai crimini commessi a Bucha, l’azionario ha migliorato il proprio trend allungando nel finale trainato principalmente dal settore tech.

Martedì

Giornata piena sul fronte macroeconomico. Nonostante qualche rallentamento in Europa, (vd. Monetary Policy), la situazione risulta essere abbastanza allineata alle attese. Sul fronte ucraino, l’occidente si prepara a mettere in campo il quinto ciclo di sanzioni. Il sentiment sull’azionario è rimasto opaco per tutta la seduta. Negativa anche Wall Street con i rendimenti obbligazionari in rialzo a causa delle dichiarazioni di Brainard (membro dell’FOMC) circa il Tightening. Male il tech: NASDAQ -1.96%.

Mercoledì

La brutta chiusura di Wall Street di ieri e il relativo movimento dei tassi, ha fin dalle prime battute influenzato la seduta europea. Anche Wall Street non è riuscita a costruire, complici le dichiarazioni di altri membri della FED. I toni sempre più “Hawkish” fanno pensare a rialzi dei tassi più ampi e a una riduzione del bilancio federale più veloce di quanto programmato. In chiusura l’Eurostoxx 50 segnava -2.38% e l’S&P 500 -1.24%.

Giovedì

Avvio positivo dell’Europa che cerca, con i bancari e gli industriali, di recuperare sulla chiusura di ieri. Nel pomeriggio, l’azionario ha perso vigore e girato in negativo, complice la forza del dollaro. In America, le minutes dell’FOMC hanno confermato una Federal Reserve data sensitive. Il mercato ha reagito chiudendo appena sopra la parità.

Venerdì

Giornata all’insegna della Banca Centrale . Ha fatto sapere che starebbe lavorando ad un “tool” al fine di evitare fiammate nei rendimenti e negli spread. L’azionario continentale ne ha parzialmente giovato, aiutato anche dal calo dell’€. Piatta Wall Street che con i tassi in rialzo ha soffocato il Tech.

Monetary Policy

EUROPA: STAZIONARIA

Sul fronte europeo, la settimana sul fronte macro è stata scarna. Gli unici dati relativi all’Europ, sono stati PMI dell’eurozona e i Factory Orders tedeschi. I dati PMI hanno riportato una situazione di miglioramento sia per il settore terziario che per quello composito. Infatti, entrambi i settori sono migliorati rispetto al mese di febbraio.

In Germania, i Factory Orders di febbraio hanno registrato un brusco rallentamento passando dal dato rivisto di gennaio (2.3%) all’attuale -2.2%. Senza dubbio la guerra in Ucraina e i relativi problemi di approvvigionamento hanno pesato sul tutto il settore.

AMERICA: SEGNALI DI RALLENTAMENTO MA LAVORO SOLIDO

Inizio di settimana caratterizzato da una conferma dei Durable Goods e Factory Orders. Infatti, nel mese di febbraio gli ordini sono stati in linea con le attese. E’ necessario però precisare che i Factory Orders, come in Germania, hanno registrato un forte rallentamento passando da 1.5% (dato rivisto) all’attuale -0.5%.

Sui PMI, la situazione è risultata in leggero peggioramento rispetto al mese precedente, per entrambi i settori analizzati (terziario e composito).

Ciò che conferma è sempre il mercato del lavoro, che da inizio anno a questa parte si è mantenuto solido ed è migliorato di mese in mese. Senza dubbio, gli ottimi dati sulle richieste di sussidi saranno d’aiuto per le misure che dovrà mettere in atto la FED al fine di contenere l’inflazione.

A chiudere la settimana, sono state le Wholesale Inventories, le quali sono avanzate di circa mezzo punto nel mese di febbraio.

CONSIDERAZIONI FINALI E POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE

La settimana passata è stata caratterizzata dal cambio di posizione della Federal Reserve. Le minutes dell’FOMC e le dichiarazioni dei diversi presidenti della FED, hanno portato ad una rapida correzione dei tassi e del $. La volontà della banca centrale statunitense, sarebbe quella di abbassare drasticamente (si parla di 1 trilione di dollari all’anno), il bilancio federale. Inoltre, a destare ulteriori preoccupazioni sono state le dichiarazioni del Presidente della FED di St. Louis Bullard. Durante un’intervista avrebbe affermato che il rialzo tassi per contenere l’inflazione dovrebbe arrivare a 300bps entro la fine dell’anno.

Sul fronte ucraino, i crimini commessi a Bucha hanno comportato un ulteriore ciclo di sanzioni contro la Russia. Le due parti non sembrano intenzionate a fare un passo indietro, ma la riorganizzazione militare russa, fa presagire un cambio nell’offensiva. Sul fronte energetico perdura la pressione sulle materie prima, la quale alimenta la spinta inflattiva.

Sui mercati, la settimana ha visto una forte risalita dei tassi statunitensi (+32bps Treasury 10Y), mossi in virtù delle dichiarazioni dei membri della FED, e un relativo apprezzamento del dollaro. Sul fronte azionario, i titoli ad elevato P/E sono stati messi sotto pressione e l’indice NASDAQ (a prevalenza tecnologica) ha perso oltre tre punti percentuali.

In Europa, le perdite sono state più contenute ma le tensioni sul fronte ucraino continuano a tediare il mercato.

In generale, le nostre linee di gestione si sono mantenute stazionarie nonostante il movimento di mercato. Le linee a composizione azionaria, hanno attenuato le perdite grazie all’apprezzamento del dollaro. Allo stesso modo le linee a composizione obbligazionaria, hanno contenuto il movimento di rialzo tassi grazie alla presenza del fondo SCM Stable Return, il quale a fronte di coperture di tasso è rimasto stabile.