Markets

Lunedì

Comincia l’ultima settimana del mese, che potrebbe dare interessanti spunti di politica monetaria in quanto giovedì è attesa la lettura del dato PCE, uno degli indicatori sull’inflazione più considerato dalla Federal Reserve. Le borse del Vecchio Continente iniziano la settimana di scambi in territorio negativo, con perdite generalizzate ma comunque contenute (Eurostoxx 50 -0.39%). Oltreoceano, i listini di Wall Street si muovono in direzione laterale con marginali ribassi. I dati statunitensi sulla vendita di case nuove e sull’attività manifatturiera sono risultati particolarmente deboli e al di sotto del consenso degli analisti. Hanno scatenato così il rally dei treasuries: sia sulla parte corta che lunga della curva dei rendimenti, notevole è stato il rintracciamento dei tassi, con il decennale sceso di 10 bps a quota 4.39% e il due anni sceso di 7 bps a quota 4.89%.

Martedì

In una giornata priva di importanti dati macroeconomici, continua la debolezza dei listini europei che chiudono la seduta di contrattazioni con perdite generalizzate attorno al mezzo punto percentuale. Nonostante le dichiarazioni di alcuni membri del Fomc, i quali hanno sottolineato – con toni fiduciosi – come l’attuale politica stia rallentando l’economia e riportando l’inflazione al target del 2%, Wall Street è rimasta piatta (S&P500 +0.10%; Nasdaq +0.30%). Sul fronte valutario, si indebolisce il dollaro, con il dollar index sui minimi da agosto a quota 102.6.

Mercoledì

Dopo un inizio di settimana contraddistinto da diffusa debolezza, le borse europee cambiano marcia grazie alla spinta di alcuni dati macro, in particolare all’indice dei prezzi al consumo tedesco che, su base annuale, è sceso a novembre al 3.2% contro un’aspettativa del 3.5%. Piazza Affari, insieme all’indice DAX, è la migliore di giornata (+1.05%). In attesa della lettura di domani del Personal Consumption Expenditures Index, Wall Street termina la seduta in marginale ribasso.

Giovedì

Nell’ultima giornata del mese l’attenzione dei mercati è rivolta all’uscita di importanti dati macroeconomici. Il PCE deflator, uno degli indicatori prediletti dalla FED, è aumentato, nel mese di ottobre, al 3.0%, in rallentamento dal 3.4% di settembre. La componente core si è assestata al 3.5%, in linea con il consenso, e in discesa dal 3.7% del mese scorso. I PMI Chicago sono invece saliti vertiginosamente al 55.8 nel mese corrente, ben al di sopra delle stime degli analisti previste a 45.4 e dell’ultima lettura. A fronte di dati divergenti, l’azionario si è mosso contrastato: il comparto tecnologico ha sottoperformato (Nasdaq -0.25%), mentre l’indice S&P500 è risalito dello 0.40% grazie al fatto che, escluso il tech e i servizi di comunicazione, tutti i settori hanno chiuso in territorio verde.

Venerdì

Nella prima giornata del mese, che collima con la fine della settimana, le borse del Vecchio Continente accelerano al rialzo con guadagni generalizzati attorno al punto percentuale, spinte dal Pmi manifatturiero dell’eurozona che, seppur ancora in zona di contrazione, è risultato in miglioramento rispetto alla precedente lettura. Oltreoceano, l’ISM manifatturiero è rimasto invariato, nel mese di novembre, a 46.7 nonostante gli analisti si aspettassero un valore di 47.6. Gli indici di Wall Street, dopo il discorso poco significativo di Powell, terminano la settimana di contrattazioni in territorio positivo (S&P500 +0.59%; Nasdaq +0.31%). Sul fronte valutario, dirompente il movimento di bull-steepining (i tassi a breve scendono più rapidamente dei tassi a lunga) della curva statunitense, con il rendimento del decennale in calo di 12 bps e quello del treasury a due anni in calo di 16 bps.

Monetary Policy

EUROPA

Diversi sono stati i dati macro europei nelle settimana. I Pmi manifatturieri sono risultati in leggero miglioramento anche se rimangono in territorio di contrazione. Positivi i dati sull’inflazione: l’indice dei prezzi al consumo è salito, nel mese di novembre, al 2.4% contro un consenso stimato dagli analisti del 2.7%.

USA

Negli Stati Uniti le vendite di nuove case sono diminuite nel mese di ottobre a 679mila unità da 719mila unità. L’ISM si è invece mantenuto sui livelli del mese precedente a 46.7, al di sotto delle attese del mercato previste a 47.8. Lato inflazione, positiva la lettura dei PCE, con l’headline in calo oltre le attese al 3.0% e la componente core in contrazione al 3.5%.

CONSIDERAZIONI FINALI E POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE

Nell’ultima settimana del mese, i mercati azionari hanno consolidato i livelli raggiunti, con rialzi attorno al punto percentuale in USA e ai due punti in Europa, culminando un novembre davvero positivo, con Wall Street in rialzo del 10%. Gli indicatori macroeconomici hanno evidenziato un trend di diminuzione dell’inflazione e un’economia statunitense in rallentamento ma comunque ancora solida, aprendo le porte ad un possibile scenario di soft landing. Sul fronte obbligazionario, continua il rintracciamento dei rendimenti con il treasury a dieci anni in discesa di 27 bps (4.20%) e il BTP e il Bund di pari durata rispettivamente di 30 e 27 bps.

Per quanto riguarda le materie prime, l’incontro dell’Opec ha confermato futuri tagli alla produzione al fine di riequilibrare il mercato e stabilizzare il prezzo intorno all’area 80$.

Infine, si apprezza il biglietto verde con l’eurodollaro a 1.0884.

Le nostre linee di gestione hanno tratto beneficio dalla settimana rialzista dei mercati. Le linee a composizione azionaria, nel mese di novembre, si sono riportate sui massimi YTD: nel dettaglio spicca la Chronos che, da inizio anno, sale del 22.6%. La Ladder, linea di natura obbligazionaria, ha invece toccato il nuovo massimo dell’anno.