Markets
Lunedì
In questa settimana diversi saranno gli appuntamenti che il mercato terrà sott’occhio. A cominciare dall’indice dei prezzi al consumo statunitense, la cui lettura è programmata giovedì, nonché dalle trimestrali delle banche e dalle elezioni di Taiwan. In una giornata senza interessanti spunti macroeconomici, i listini europei riescono a terminare in territorio positivo, con l’indice di riferimento Eurostoxx 50 a +0.46%. Oltreoceano, tonico inizio di settimana per Wall Street, grazie alla performance del comparto tecnologico, in particolare dei semiconduttori (S&P500 +1.41%; Nasdaq +2.11%).
Martedì
Nella seconda seduta di scambi della settimana, non sono molti i dati macro rilevanti, eccezion fatta per l’indice dei prezzi al consumo di Tokyo che, su base annuale, nel mese di dicembre si è assestato al 2.4%, in rallentamento dal 2.7% di novembre. In Europa, la produzione industriale tedesca è diminuita dello 0.7% a novembre, facendo pertanto registrare un calo per il settimo mese consecutivo. L’azionario del Vecchio Continente termina in territorio negativo, bruciando i guadagni della precedente sessione (Eurostoxx 50 -0.40%). Pesante Piazza Affari (-0.53%) per via del sell off sui titoli bancari. Wall Street, in attesa del CPI, chiude poco mossa. Sul fronte valutario, l’eurodollaro a quota 1.097.
Mercoledì
Dopo la lettura del dato sull’inflazione di ieri, continua il rally della borsa giapponese, con l’indice Nikkei 225 in rialzo del 2% e oltre quota 34mila punti per la prima volta da quasi trent’anni. I listini statunitensi, in una seduta priva di dati importanti, chiudono in verde (S&P500 +0.57%; Nasdaq +0.69%).
Giovedì
Giornata nella quale il driver di mercato è sicuramente l’inflazione statunitense. Su base mensile, l’indice dei prezzi al consumo è aumentato dello 0.3% nel mese di dicembre dallo 0.1% di novembre, oltre il consenso di 0.2%. Su base annuale l’aumento è stato del 3.4% dal precedente 3.1%, contro una stima degli analisti di 3.2%. La componente core, invece, ha registrato un aumento dello 0.3% su base mensile, perfettamente in linea con il consenso, e un rialzo del 3.9% su base annuale, in rallentamento dal 4.0%, ma comunque oltre il 3.8% previsto. Per quanto riguarda il mercato del lavoro, le richieste iniziali di sussidio sono state 202mila, in linea con il dato della scorsa settimana ma inferiore alla previsione di 220mila. La risposta dei mercati è stata immediatamente negativa, con forti vendite nel pre-market e con il rafforzamento del dollaro sull’euro a 1.093. Tuttavia nel corso della seduta, i listini hanno progressivamente recuperato le iniziali vendite riuscendo a terminare attorno alla parità (Nasdaq +0.17%). Lato obbligazionario, scendono i tassi governativi con il treasury a dieci anni in calo di 4.3 bps a quota 3.987%.
Venerdì
Dopo l’uscita del CPI, oggi è il turno del PPI statunitense. Diversamente da quello al consumo, l’indice dei prezzi alla produzione è stato minore delle previsioni: su base mensile, a dicembre, l’indice è diminuito dello 0.1%, mentre su base annuale è aumentato dell’1.0%, nonostante un consenso stimato dell’1.3%. Anche la componente core si è assestata su livelli inferiori alle previsioni: su base mensile è rimasta inalterata sebbene si prevedesse un rialzo dello 0.2%, mentre su base annuale l’aumento dell’1.8% è stato comunque inferiore alla stima di 2.0%. Oltre all’atteso dato sull’inflazione, nell’ultimo giorno borsistico della settimana, sono state pubblicate le trimestrali di importanti società bancarie, con risultati contrastanti: se infatti JP Morgan ha battuto le stime sia per ricavi che per utile per azione, Bank of America ha registrato ricavi e utile netto in calo. A fronte di tutti questi appuntamenti, i listini di Wall Street non hanno trovato grossi spunti muovendosi in direzione laterale per chiudere attorno alla parità. In controtendenza rispetto al resto della settimana, le borse europee terminano in verde con guadagni diffusi attorno al punto percentuale.
Monetary Policy
EUROPA
La produzione industriale tedesca è calata, per il settimo mese consecutivo, dello 0.7% nel mese di dicembre.
Il tasso di disoccupazione nella zona euro a novembre si è assestato al 6.4%, un valore leggermente inferiore a quello previsto.
AMERICA
In America, l’indice dei prezzi al consumo è risalito, su base mensile, dello 0.3% a dicembre dallo 0.1% di novembre. La componente core invece stabile rispetto alla precedente rilevazione e in linea con il consenso degli analisti.
CONSIDERAZIONI FINALI E POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE
La settimana appena trascorsa è stata caratterizzata da una complessa interazione tra fattori macroeconomici e dinamiche geopolitiche. Infatti nel week-end si sono tenute le elezioni generali a Taiwan dove, sebbene sia emerso vincitore il democratico Lai con il 40% dei voti, il parlamento risulta ancora fortemente spaccato con la maggioranza relativa ancora in mano al partito unionista Kuomitang.
In termini macro, l’inflazione statunitense è tornata a salire portandosi, nel mese di dicembre, dal 3.1% al 3.4% dopo un paio di mesi di crescita negativa dovuta dalla discesa dei prezzi energetici, mostrando un marginale rallentamento nel trend di discesa. A sorprendere invece al ribasso è stata l’inflazione alla produzione.
Nel complesso, l’insieme di dati sull’inflazione, in particolare di quella alla produzione, la pubblicazione delle trimestrali e un mercato del lavoro Usa ancora tonico, hanno fornito sostegno ai mercati. A Wall Street, il comparto tech ha overperformato, registrando una performance di oltre tre punti percentuali. Bene anche l’indice S&P500 in rialzo dell’1.85% mentre rimane al palo l’indice delle small-cap Russell 2000. Più contenuti i rialzi sui listini europei, con l’Eurostoxx 50 a +0.37%.
Sul fronte obbligazionario, in discesa di 11 bps il tasso sul treasury a dieci anni e di 12 bps il tasso dell’omologo italiano.
Infine, il cambio eurodollaro si assesta a 1.095.
Le nostre linee di gestione hanno tratto beneficio dalla positiva settimana sui mercati. In particolare, la linea single stocks Chronos, in virtù di una maggiore esposizione sull’azionario statunitense, ha pienamente recuperato dalla prima settimana dell’anno, generando year-to-date un ritorno dell’1%.