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Monetary Policy

Lunedì

Comincia una settimana decisamente importante per i mercati, nella quale gli appuntamenti principali saranno la riunione della Bce (giovedì) e la lettura del cpi americano (mercoledì). Nel corso della mattinata, la produzione industriale tedesca, unico dato macro rilevante di giornata, ha sorpreso positivamente registrando un incremento, su base mensile, del 2.1% a febbraio contro una previsione di 0.5%. Il brillante dato ha fornito buoni spunti all’azionario europeo, con tutti gli indici in territorio positivo (Eurostoxx 50 +0.40%).  Oltreoceano, termina piatta Wall Street.

Martedì

Alla vigilia della lettura dell’indice dei prezzi al consumo statunitense, Wall Street registra una seduta contraddistinta dalla volatilità. Infatti, dopo un’apertura attorno alla parità, sia il Nasdaq che l’S&P500 hanno virato al ribasso (probabili prese di beneficio prima del dato cpi) per poi risollevarsi nel finale di seduta riuscendo a strappare una chiusura in marginale territorio positivo. Il movimento ribassista di Wall Street ha influenzato anche le borse europee, con diffuse perdite attorno al punto percentuale. Sul fronte tassi, i rendimenti governativi sono scesi, con il tasso sul treasury a dieci anni in calo di 6 bps al 4.36%.

Mercoledì

Giornata nella quale l’attenzione dei mercati è rivolta interamente all’indice dei prezzi al consumo statunitense. Su base annuale, il cpi, nel mese di marzo, è salito al 3.5%, contro una previsione del 3.4%, mentre la componente core al 3.8%, contro una stima del 3.7%. La reazione dell’azionario è stata particolarmente negativa (S&P500 -0.95%; Nasdaq -0.90%) dal momento che, a seguito della lettura dei dati, la Fed prezza solamente 40 bps di tagli nel 2024 (contro 68 bps prima del dato), con la probabilità di un taglio a luglio scesa sotto il 50%. Dirompente anche la reazione dell’obbligazionario, con i tassi americani che sono saliti lungo tutta la curva. Addirittura, il treasury a due anni è risalito di 23 bps al 4,97%, mentre quello a dieci anni di 19 bps al 4.54%.  Ovviamente, sul fronte valutario, il dollaro si è apprezzato, con il cambio contro l’euro all’1.074.

Giovedì

Come ampiamente previsto, la Bce ha lasciato invariati i tassi di interesse di riferimento. Dallo statement della Lagarde non sono emersi grossi spunti: la presidente ha infatti ribadito come a giugno si avranno molte più informazioni per comprendere se è opportuno procedere con un taglio dei tassi, mantenendo un approccio basato sui dati. In America, dopo il dato dell’indice dei prezzi al consumo, è il turno di quello dei prezzi alla produzione, uscito leggermente inferiore alle previsioni con un incremento a marzo, su base annuale, del 2.1%, contro un consenso di 2.2%. Sul fronte mercati, Wall Street ha rimbalzato dopo le vendite di ieri, con un’overperformance del tech (Nasdaq +1.65%; S&P500 +0.74%), guidato dal +4% di Apple, dopo la notizia di un possibile rinnovo della linea Mac con chip basati sull’AI.

Venerdì

Fine settimana che coincide anche con l’avvio della stagione delle trimestrali in USA. Dopo un inizio di seduta delle borse europee positivo, in parte in scia all’ottima chiusura di ieri di Wall Street, il sentiment sui mercati ha cominciato a deprimersi, per via di diverse notizie riguardanti un possibile inasprimento delle tensioni in Medio Oriente con il coinvolgimento anche dell’Iran. Come se non bastasse, la deludente trimestrale di JPMorgan ha alimentato le vendite sui listini. Le notizie giunte sul fronte geopolitico hanno prodotto un vero e proprio sell off a Wall Street (S&P500 -1.46%; Nasdaq -1.66%; Russell -1.93%), mentre i rendimenti sui treasury sono calati di 6-7 bps lungo tutta la curva.

Monetary Policy

CONSIDERAZIONI FINALI E POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE

La settimana appena trascorsa è stata caratterizzata da diversi appuntamenti legati alle banche centrali e dalla lettura di importanti dati macro. La Bce, come ampiamente previsto alla vigilia, ha lasciato invariati i tassi di riferimento, ribadendo un approccio basato sui dati. Lo stance è stato tutto sommato abbastanza dovish con la presidente Lagarde che ha affermato come a giugno vi saranno maggiori informazioni per capire se sarà possibile effettuare un taglio dei tassi. Al pari della Bce, anche la Bank of Canada ha lasciato fermi i tassi di riferimento al 5.00%, citando un’inflazione in assoluto ancora elevata, ma che pare in traiettoria discendente.

Il dato sull’inflazione americana, uscito più alto del previsto sia per l’headline che per la core, insieme all’intensificarsi della crisi in Medioriente con il coinvolgimento dell’Iran, ha pesato sul sentiment degli investitori. Sia in Europa che a Wall Street, i listini sono infatti calati intorno al punto percentuale, con un’evidente underperformance delle small caps (Russell -2.90%), maggiormente sensibili alla dinamica dei tassi di interesse.

Sul fronte obbligazionario, i rendimenti governativi europei sono complessivamente calati durante il corso della settimana, mentre in rialzo quelli statunitensi, con il tasso sul treasury a dieci anni in rialzo di 12 bps al 4.52%.

Infine, in apprezzamento il biglietto verde sulla moneta unica, con il cambio eurodollaro a 1.0643.

Le nostre linee di gestione, in una settimana complessa sui mercati, hanno sostanzialmente mantenuto e consolidato i livelli raggiunti nelle scorse settimane.