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Lunedì

Inizia oggi una settimana ricca di eventi importanti, in particolare la riunione del FOMC di mercoledì sera. In una giornata sostanzialmente spoglia di rilevanti dati macro, in programma solo il CPI preliminare tedesco di aprile – peraltro uscito in linea con il consenso -, i listini europei chiudono marginalmente negativi, eccezion fatta per Piazza Affari (+0.15%) supportata dalle utilities. Anche Wall Street chiude poco mossa (S&P500 e Nasdaq +0.3%). Sul fronte valutario, considerevole il movimento dello yen giapponese che, nel corso della seduta, si è indebolito fino a quota 160 contro dollaro per poi recuperare oltre il 3% dai minimi giornalieri; movimento che sottende l’intervento della Bank of Japan.

Martedì

Alla vigilia della riunione del Fomc, diversi sono gli appuntamenti macro attesi dal mercato. Iniziando dal fronte europeo, i rapporti sul PIL nel primo trimestre hanno sorpreso in positivo in Francia, Spagna ed Italia, mentre in linea il dato tedesco. Lato inflazione, l’indice dei prezzi al consumo preliminare dell’eurozona si è assestato, nel mese di aprile, al 2.4%, in linea con in consenso. In America, l’Employment Cost Index del primo trimestre è cresciuto all’1,2%, oltre le attese, indicando pressioni salariali e nuovi timori riguardo all’inflazione. Di riflesso, negativa è stata la risposta di Wall Street con l’azionario in forte calo (S&P550 -1.5%; Nasdaq -1.90%; Russell 2000 -2.09%) e i tassi sui treasury che sono risaliti, rispettivamente di 6 bps nella parte a breve e di 8 bps nella parte più a lunga.

Mercoledì

Come ampiamente previsto alla vigilia, la Fed ha optato per il mantenimento dei tassi di riferimento nel range 5.25%-5.50%, annunciando anche un rallentamento della velocità di riduzione del suo bilancio (il cosiddetto “tapering”): da giugno, infatti, verrà imposto un tetto di 25mld al mese sui treasury, dagli attuali 60mld. Dallo statement del presidente Powell è emerso come, seppur l’inflazione si sia attenuata nell’ultimo anno, nei recenti mesi sono mancati evidenti progressi verso il target del 2%. Durante il Q&A, Powell ha ribadito come i tassi rimarranno tali fintanto che non si avrà maggior fiducia circa il percorso di rientro, escludendo però un eventuale rialzo. Quest’ultimo punto ha innescato un’immediata reazione positiva sull’azionario, reazione che però ha subito un’inversione sul finale di seduta, con Wall Street in marginale ribasso. Sul fronte obbligazionario, i rendimenti sui treasury sono scesi lungo tutta la curva – di 8 bps il due anni (al 4.96%) e di 6 bps il dieci anni (al 4.62%) – complice anche un dato ISM Manifatturiero inaspettatamente sceso in territorio di contrazione.

Giovedì

All’indomani della riunione della Fed, attendendo il dato sulle buste paga non agricole di domani, riprende il trend rialzista Wall Street, con un’over perfomance del tech e delle small caps, maggiormente sensibili alla dinamica dei tassi (S&P500 +0.90%; Nasdaq +1.3%; Russell 2000 +1.80%).

Venerdì

Fine settimana caratterizzato dall’uscita di dati sul mercato del lavoro americano. Le buste paga non agricole di aprile hanno sorpreso notevolmente al ribasso, evidenziando l’aggiunta di 175mila posti di lavoro, contro una previsione di 240mila, in calo dai precedenti 315mila. Il tasso di disoccupazione è invece risalito al 3.9% ad aprile, contro un consenso di 3.8%. Infine, in maniera del tutto sorprendente, l’ISM servizi è tornato in territorio di contrazione (49.4 vs 52 exp) per la prima volta da dicembre 2022. I dati soft, insieme al rally post trimestrale di Apple (+6%) hanno favorito la corsa dei listini di Wall Street (S&P500 +1.25%; Nasdaq +2%). Buona anche la chiusura europea con l’indice Eurostoxx 50 in progresso di oltre mezzo punto percentuale.

Monetary Policy

CONSIDERAZIONI FINALI E POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE

La settimana appena trascorsa è stata caratterizzata da importanti dati macro e dalla riunione della Fed. Come ampiamente previsto, i tassi di riferimento sono rimasti inalterati all’interno del range 5.25%-5.50%. Inoltre, è stata annunciata una riduzione del quantitative tightening: infatti, da giungo, la porzione di portafoglio di treasury che verrà fatta scadere passerà a 25 miliardi di dollari dagli attuali 60. Powell, nella conferenza, ha ribadito come i progressi verso il target di inflazione del 2% si siano arrestati nei recenti mesi. Tuttavia ha però aggiunto che eventuali rialzi sono da ritenersi molto improbabili in quanto servirebbero nette evidenze che la politica monetaria non sia sufficientemente restrittiva.

Sul fronte macroeconomico, gli indicatori ISM statunitensi di aprile hanno sorpreso al ribasso, assestandosi entrambi sotto i 50 punti, soglia che separa la contrazione dall’espansione. Anche i dati sul mercato del lavoro hanno sorpreso in negativo, con i Non Farm Payrolls che hanno indicato l’aggiunta di 175mila posti di lavoro ad aprile (previsti 240mila) e con il tasso di disoccupazione salito al 3.9%.

Lato mercati, l’azionario statunitense ha siglato buoni progressi, in particolare il tech (Nasdaq +1%), supportato anche dalle performance di alcuni titoli come Apple. Deboli invece i listini europei, con perdite generalizzate oltre il punto percentuale.

A livello obbligazionario, i deboli dati macro americani hanno favorito la discesa dei tassi governativi, con il rendimento del treasury a due anni in calo di 17bps, al 4.81%, e con quello del treasury a dieci anni in discesa di 16 bps, al 4.50%.

Per quanto riguarda le nostre linee di gestione, il calo dei rendimenti ha favorito sicuramente le linee obbligazionarie come la Ladder e la Deposito +. Bene anche la Chronos, linea a single stocks, che ritorna oltre il +10% YTD.