Markets
Avvio di settimana influenzato dal rimbalzo sulla chiusura di venerdì passato. Le piazze europee hanno iniziato la giornata con un buon tono mentre il cambio EUR/USD si è riportato al di sotto dell’1.180. Wall Street in chiusura contrastata, il Dow Jones recupera (+0,76%) mentre più indietro l’S&P 500 (+0,23%), piatto il NASDAQ.
Martedì, sul mercato si percepisce nervosismo in vista dei dati macro della giornata. Il dollaro nella mattinata si è ulteriormente svalutato con picco oltre 1.184. I dati sull’inflazione statunitense si sono attestati migliori delle aspettative (vdi. Monetary Policy). Il mercato ha recepito la notizia sul rallentamento dell’inflazione marcando un movimento al ribasso dei tassi. In US la curva si è appiattita e il differenziale dei tassi tra la scadenza 2Y e 10Y si è ridotta di 3 basis points. In Europa la giornata si è conclusa pressoché sulla parità (Eurostoxx 50 +0,05%), al contrario Wall Street ha ricapitolato e ha perso mediamente mezzo punto (S&P 500 -0,58%).
Mercoledì, apertura debole per le piazze europee. Giornata caratterizzata da un movimento al rialzo dei tassi governativi europei. Sembrerebbe che il mercato stia assorbendo gradualmente l’annuncio della riduzione del piano di acquisti (PEPP). Le piazze europee chiudono la giornata in rosso, con Madrid a -1,65% e Milano a -1,02%. Wall Street solamente in serata ritrova vigore e l’S&P 500 dopo 6 giornate in rosso, chiude la seduta guadagnando lo 0.85%.
Giovedì, giornata di rimbalzo per gli europei che mediamente guadagnano oltre mezzo punto sulla scia della chiusura asiatica. Nella mattinata l’€ ha subito un indebolimento assestandosi dopo i dati macro, al di sotto dell’1.177. Buona la giornata per le piazze, in particolare quelle periferiche, che trainate dagli energetici e dai bancari hanno chiuso la giornata in verde. Piatta Wall Street.
Venerdì, dopo un avvio positivo le borse europee hanno iniziato a riportare perdite, complici le prese di profitto sul Gas Naturale (sui massimi a causa delle problematiche sulla produzione e sul trasporto) e sui tecnologici. All’apertura Wall Street ha mosso i tassi che hanno iniziato a salire rinforzando il $. Il movimento dei tassi ha pesato sui Tech che, in un primo momento, hanno segnato perdite oltre il punto e mezzo. La settimana si è conclusa con il NASDAQ a -1,18% e l’S&P 500 a -0,91%.
Monetary Policy
Sul fronte macro nella giornata di lunedì sono stati pubblicati i dati relativi all’inflazione statunitense che sono risultati in linea con le aspettative su base annua e in leggera diminuzione su base mensile.
Sul fronte asiatico le vendite retail hanno registrato un brusco calo dal 7.0% atteso al 2.5% registrato. Inoltre, la produzione industriale non ha raggiunto le aspettative, fenomeno registrato sia in Cina sia negli Stati Uniti.
Mercoledì dopo l’inflazione relativa al Regno Unito è stato pubblicato il dato relativo all’Empire Manifaturing statunitense. Il sentiment relativo al settore manifatturiero è pressoché raddoppiato.
Il miglioramento della situazione statunitense si è riversato anche sul mercato del lavoro nel quale la riduzione di richieste di sussidio di mantenimento è risultata incoraggiante. Inoltre, sono migliorate anche le vendite al dettaglio passando da -1,8% (dato rivisto) a +0,7%.
CONSIDERAZIONI FINALI E POSIZIONAMENTO LINEE DI GESTIONE
La settimana passata è stata caratterizzata da diversi fattori che hanno comportato perdite in tutti i continenti. Le tematiche al centro della settimana sono state: la corsa delle materie prime trainate dal Natural Gas e le misure proibizionistiche in asia.
Il rally sul prezzo dell’elettricità è stato in Europa materia di dibattito. Gli analisti hanno stimato un aumento del costo dell’elettricità di oltre il 40% per quasi tutti i paesi europei. Le cause del suddetto aumento sono riconducibili all’impennata del gas naturale e alle problematiche legate alla produzione. Il basso livello di scorte a fronte del rigido inverno passato, la bassa produzione di energia nel Mare del Nord e la manutenzione dei siti di estrazione in Norvegia sono solo alcune delle cause che hanno aumentato le pressioni sul costo dell’energia.
Sul fronte asiatico continuano le pressioni sulle aziende indebolendo soprattutto le large e le big cap che rimangono in balia dei provvedimenti del governo. Nella sola settimana passata l’indice Hang Seng di Hong Kong ha perso oltre tre punti e mezzo.
In Europa si è registrato un movimento al rialzo dei tassi, sia periferici che core, segnalando la presa di coscienza sull’annuncio della diminuzione del piano di acquisti (PEPP).
Queste situazioni di timori hanno inciso negativamente su tutti i principali indici mondiali, l’S&P 500 è arretrato di circa mezzo punto dalla settimana passata mentre il NASDAQ ha perso oltre due punti percentuali. In Europa, bene Milano che ha chiuso la settimana in parità, più arretrata, invece, Francoforte (-0,76%) e Parigi (-1,40%).
Sul fronte obbligazionario europeo i tassi core hanno registrato un movimento al rialzo guadagnando oltre 5 basis points. Il BUND a dieci anni ha superato il muro del -0,30% ed ha chiuso la settimana a quota -0,281%. Negli States il treasury a 10 anni non ha registrato variazioni significative ma questa settimana sarà fondamentale focalizzarsi sulla riunione dell’FOMC nella quale potrebbero annunciare misure di tapering.
La settimana negativa sull’azionario ha inciso in maniera negativa sulle performance delle nostre linee di gestione, ma che grazie al taglio apportato all’equity, sono scese meno rispetto al mercato. Al contrario seppur se leggero, abbiamo assistito ad un aumento nel comparto obbligazionario, con la SICAV SCM Stable Return che segna nuovi massimi.